L’azoto, il fosforo e la chimica nuova
Storie di luce e combustione (1774-1799)
Synopsis
Questo saggio racconta storie di luce e teorie della combustione nell’ultimo scorcio del Settecento. Lo fa tuttavia dalla parte dell’azoto, cioè di quei tre quarti dell’aria comune che non consentono gli scambi quantitativi propri della combustione medesima e non innescano la risposta luminosa del fosforo, da sempre il reattivo dotato di maggior spettacolarità. La scelta è stata in effetti fortunata e ha esaltato una varietà di posizioni irriducibile alla contrapposizione classica tra lavoisieriani e flogististi, ancora numerosi in ambito tedesco. Fu infatti all’interno di quest’ultimo che maturò sia la forma più interessante di “chimica della luce” non lavoisieriana, sia la sua prima contestazione.
Le serie sperimentali di J.F.A. Göttling raccordano l’alfa e l’omega della narrazione. Esse attribuirono al fosforo in azoto potente reattività luminosa e di conseguenza costrinsero entrambe le parti in causa a riconsiderare ab imis la natura del gas. Se un contributo decisivo riportò fosforo e azoto su rotte parallele, esso venne però da Lazzaro Spallanzani che, scienziato notissimo in tutt’altri ambiti, approdò finalmente alla chimica – e all’azoto in particolare – in modo a dir poco fortunoso.
Il libro analizza teorie, ma si occupa soprattutto della pratica sperimentale creativa e fa storia di protocolli e di strumenti. Quanto avvenne all’interno sia del partito francese, sia della chimica flogististica, indica in effetti che la corretta comprensione del rapporto tra fosforo e azoto richiese principalmente esattezza nell’analisi dei gas e affidabilità dei dispositivi. I lettori incontreranno dunque i grandi eroi della storia della chimica, ma anche gli “artigiani dell’innovazione”, che danno la misura di quanto diffusa in quel momento fosse l’attività scientifica, quanto varia risultasse la discussione del metodo e quanto complicata riuscisse infine l’applicazione delle procedure.
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