Una pedagogia dell’esilio
Eterologia, alterità e formazione a partire da Michel de Certeau
Synopsis
L’educazione è un viaggio: questa metafora ha una lunga storia nella cultura occidentale e nella storia dell’educazione. Viaggiare forma, quando lo spostarsi è una scelta libera. Che cosa cambia, invece, quando chi viaggia è impossibilitato a ritornare a casa propria? Se il viaggio è obbligato dall’impossibile ritorno indietro, è ancora formativo? L’esilio, situazione che coinvolge un numero sempre maggiore di persone, può essere metafora generativa di un modo nuovo di approcciare la formazione nelle società ipermoderne?
Il volume esplora le potenzialità pedagogiche della metafora dell’esilio attraverso una rilettura dell’opera di Michel de Certeau (1925-1986), antropologo, storico e teorico della cultura. I protagonisti delle opere di de Certeau ‒ mistici, esploratori e uomini comuni ‒ vivono in esilio dalle proprie società e dai propri contesti culturali, ma fanno dell’impossibilità di abitare un «luogo proprio» una condizione di creatività e di formazione capace di trasformazioni radicali. Il pensiero di Michel de Certeau viene dunque proposto come possibilità di ripensare la formazione come esposizione mai conclusa al mondo e all’alterità, percorso minore e, in quanto minore, generativo. Ogni capitolo presenta e approfondisce una figura protagonista di un esilio: l’uomo comune, lo studente, il mistico e il viaggiatore sono le maschere dietro le quali si nascondono inedite possibilità educative.
Il libro si rivolge a un pubblico di specialisti e studenti nelle teorie dell’educazione, ma anche a educatori e insegnanti interessati a riflettere criticamente sulle proprie pratiche.
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