Archeologia come esperienza
Immagini e immaginari per una conservazione attiva
Synopsis
Nel testo Atmosfere, l’architetto Peter Zumthor avvia le sue riflessioni sul tema della percezione sensoriale di un luogo, constatando che “esiste una magia del reale, [...] una magia del pensiero. La passione per il pensiero bello”. La magia del reale si traduce nella costruzione di un’esperienza che coinvolge simultaneamente più sollecitazioni percettive e arriva a toccare e a muovere qualcosa nel profondo, definendo una condizione spaziale connotata da elementi impalpabili ed eterei.
Il libro cerca di definire le condizioni tali da creare un’esperienza attiva del sito archeologico, attraverso strategie di “messa in scena” che considerino lo spazio come il luogo della rappresentazione in cui accade la trasposizione, in un certo senso magica, dal piano della realtà al suo immaginario e viceversa. L’intervento sul sito archeologico, pertanto, è chiamato a dare struttura e forma a un’idea che agisca sul patrimonio, ricercando la capacità di dialogare col contesto oppure di ridisegnarlo, per elaborare una rappresentazione che dia vita ad una narrazione. Il volume propone una riflessione sull’approccio alla fruizione contemporanea dei beni archeologici, attraverso la lettura e l’analisi di rilevanti casi studio europei, in cui la definizione di dispositivi visivi, percorsi, coperture e forme di riuso renda possibile la percezione e l’esperienza di ciò che non esiste più, anche attraverso la rappresentazione tridimensionale della lacuna. Le immagini evocate e gli immaginari che ne scaturiscono appartengono ad un ambito in cui la capacità di costruire una convincente narrativa visiva e un’efficace dimensione percettiva risulta indispensabile per un progetto contemporaneo di valorizzazione e promozione culturale.
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