L'Isola che c'è. Un’utopia chiamata Speranza
Cooperazione, pari opportunità e sviluppo in un comprensorio dell’Irpinia
Synopsis
L’isola che c’è ha compiuto da poco 25 anni. Un’attività così intensa e duratura non poteva essere meglio celebrata se non da un libro. È il 1997, ci troviamo in un comprensorio dell’Irpinia, teatro dell’ascesa, del declino e dell’attuale rilancio dell’industria conciaria; un gruppo di nove donne si costituisce in una Cooperativa sociale per dare sostegno ad altre donne lavoratrici. Si cerca, così, di sopperire alle storiche mancanze del territorio, impreparato ad accogliere le trasformazioni sociali dovute alla straordinaria assunzione di manodopera femminile.
La scelta del nome non è casuale. L’isola che c’è non ha semplicemente erogato servizi utili alle donne, ai bambini e alle famiglie, ma è stata portatrice di una sfida utopica al cambiamento fondata sulle pari opportunità. Questa sfida si colloca tra il diritto e il rovescio di una fitta trama di eventi e di vissuti ricostruita dai dati e dai resoconti della ricerca. Negli anni, L’isola che c’è ha dovuto combattere le resistenze di una mentalità patriarcale, idiosincratica verso l’emancipazione della donna, ma anche la diffidenza di chi vedeva nel metodo cooperativo una minaccia allo status quo.
Lo studio in profondità ha voluto anche comprendere come la Cooperativa sociale ha applicato al territorio le sue lungimiranti idee del cambiamento, convertendo le sue aspirazioni in principi, metodi e pratiche di intervento. Questi elementi di conoscenza, ricondotti ai temi dell’inclusione, della partecipazione e della cooperazione, sono stati validati dal canone della sussidiarietà e dalla sua catena del valore. Non nascondiamo che il libro ha anche uno scopo più ambizioso: avvicinarsi il più possibile al cuore pulsante di quanti – studiosi, professionisti, istituzioni, operatori del settore e privati cittadini – vorranno condividere questo modello e riconoscersi nella storia coraggiosa de L’isola che c’è.
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