Corporate Cash Holdings. Governance e valore d’impresa
Synopsis
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non opere derivate 3.0 Italia (CC-BY-NC-ND 3.0 IT) nella collana Economia - Ricerche
Negli ultimi anni si sta assistendo a una rapida crescita delle attività liquide nei bilanci delle imprese, tale da richiamare l’attenzione sia degli studiosi accademici sia delle riviste specializzate del settore. Tale scelta manageriale si rileva in maniera del tutto omogenea nelle imprese delle maggiori economie mondiali.
Nel 2016 le consistenze di cassa delle imprese non finanziarie americane, facenti parte dell’indice S&P 500, erano state pari a più di 2.000 miliardi, con una crescita esponenziale pari al 15% annuo, di molto superiore rispetto ai periodi 1980-1995 e 1995-2010 in cui il tasso di variazione annuo si attestava rispettivamente al 7% e al 10%. Anche con riferimento all’Italia, numerose ricerche empiriche mostrano un peso percentuale medio del cash holdings pari a circa il 10% degli asset.
Da tale premessa è possibile intuire l’attualità della tematica affrontata nel presente lavoro, soprattutto per gli effetti che la detenzione di liquidità può determinare non solo in capo alle imprese ma anche e soprattutto nei confronti degli stakeholder che vi gravitano intorno ad esse.
Il presente lavoro si pone come obiettivo lo studio e l’approfondimento della tematica relativa al cash holdings, mettendo in evidenza le sue principali caratteristiche e illustrando i vantaggi, espressi in termini di creazione di valore, e i potenziali svantaggi, associati invece ad un utilizzo opportunistico e improprio da parte di chi governa le imprese, ad esso collegati. La ricerca si basa su un contesto istituzionale ed imprenditoriale come quello italiano, fortemente caratterizzato dalla forte presenza di imprese a controllo familiare e da strutture di corporate governance in via di evoluzione alla luce delle recenti modifiche imposte dalla normativa e suggerite dalle best practice internazionali.