Italiani e stranieri. La rabbia e l’imbroglio nella costruzione sociale dell’immigrazione
Synopsis
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non opere derivate 4.0 Internazionale (CC-BY-NC-ND 4.0) nella collana Sociologia
«Il pregio del volume, che qui viene presentato in edizione rinnovata, consiste - a mio avviso - nella duplice caratteristica di rifuggire dalla retorica (sia quella allarmistica sia quella soporifera) e di fondare ogni affermazione su dati concreti e cifre» (Luciano Canfora).
Se si cerca una soluzione alla strumentalizzazione che i sovranisti fanno della questione immigrazione, il quesito da risolvere non riguarda il perché determinati politici e mass media perseguono sistematicamente la strategia dell’allarme. È evidente che l’obiettivo dei leader della Destra è aumentare il consenso elettorale e l’obiettivo di certe trasmissioni televisive è di allargare l’audience. Se è inutile chiedersi come mai Salvini dice le enormità che dice, resta però da chiedersi come mai, dicendole, riesce a convincere tante persone. L’espediente dei sovranisti è efficace: l’immigrazione, che come ogni fenomeno sociale presenta costi e benefici, non viene affrontata razionalmente, nella completezza e polivalenza delle sue implicazioni. Al contrario essa viene brutalmente definita “una minaccia” e i suoi protagonisti, i migranti, vengono presentati come “nemici”. Questo è l’imbroglio. Accanto al pregiudizio coltivato da una parte rilevante dell’élite politica e mediatica, vi è la vulnerabilità di settori tra i più deprivati della popolazione autoctona, colpiti selettivamente dagli sconvolgimenti della società contemporanea (dalla crisi economica all’emergenza pandemica). Questa è la rabbia. La carenza delle istituzioni politiche democratiche – locali, nazionali, europee – consiste nell’aver sottovalutato il profondo disagio dei residenti nelle periferie fisiche e morali delle città e non aver investito nella rigenerazione degli spazi, nella riqualificazione del welfare, nella scuola e nel lavoro per i giovani, nella partecipazione dei cittadini. Quest’ultima, analizzata qui nel caso della rivolta nel quartiere romano di Tor Sapienza, è la prima condizione necessaria per prevenire il dilagare dell’esclusione e del pregiudizio.