Ospedali&Salute. Diciottesimo rapporto annuale 2020
Synopsis
Pubblicato con licenza Creative Commons Attribuzione-Non Commerciale-Non opere derivate 4.0 Italia (CC-BY-NC-ND 4.0 IT) nella collana Aiop - Associazione italiana ospedalità privata
È questa la diciottesima edizione del Rapporto Ospedali & Salute, con cui si è inteso, sin dall’inizio, fare il punto ogni anno sull’andamento degli ospedali italiani, costituiti da una componente di diritto pubblico e da una componente di diritto privato (quella accreditata), secondo una logica di sistema misto: con 131.000 posti letto nella prima e 57.000 nella seconda, per la gestione degli 8,7 milioni di ricoveri annuali e con una spesa pubblica di 64,9 miliardi di euro, pari al 55,9% della spesa sanitaria pubblica totale.
Per tradizione il Rapporto svolge le sue analisi adottando due prospettive: quella che considera le dinamiche del sistema di offerta dei servizi ospedalieri (con le relative luci e ombre) e quella che ha scelto di stare in ascolto delle opinioni e delle valutazioni di cittadini e utenti in merito ai suddetti servizi: il tutto sotto la responsabilità di un soggetto “terzo” che conduce in autonomia le indagini e le analisi necessarie.
Il Rapporto Ospedali & Salute/2020 ha dovuto misurarsi con un anno del tutto particolare, in cui ci si è trovati a dover affrontare, ad un tempo, l’ordinario dell’evoluzione del sistema e lo straordinario derivante dall’impatto della pandemia, peraltro ancora in corso. Si è perciò registrato lo sforzo congiunto, nella prima fase del Corona virus da febbraio a settembre, da parte delle strutture pubbliche insieme alle strutture accreditate, al fine di rispondere ai bisogni dei pazienti Covid: si è trattato di un’analisi di prima fase in quanto fare un bilancio complessivo per il 2020 sarà possibile solo nel corso del 2021, quando i dati e le informazioni necessarie risulteranno pienamente disponibili. Ma in parallelo – e in una logica di continuità – si è affrontato tramite un’indagine di campo sulla popolazione italiana il tema altrettanto (se non più serio) dei pazienti ordinari non-Covid, per i quali le prestazioni attese, ospedaliere e non, sono state rimandate nel tempo e non di rado con un accumulo di liste di attesa alle spalle, derivanti già dal 2019 a cui si sono aggiunte quelle dell’inizio 2020.
Si sono così sommati i problemi del Servizio Sanitario Nazionale già presenti prima della pandemia (come il prolungato de-finanziamento del sistema e quello di un non soddisfacente livello per tempi, qualità e diffusione omogenea sui territori delle prestazioni) con quelli generati da quest’ultima, col risultato di un intreccio di disagi per i pazienti Covid e per i pazienti non-Covid.
La situazione creata dall’impatto del Corona virus ha contribuito tuttavia a sollecitare una certa “apertura” sul fronte delle risorse economico-finanziarie, con dei segnali di controtendenza rispetto al passato. Il che fa sperare in una logica di riequilibrio in termini di attenzione e di finanziamento del sistema sanitario: il tutto sostenuto dal cambiamento di contesto europeo proprio a seguito dell’impatto pandemico, che però dovrà trasformarsi in risorse effettivamente disponibili attraverso la capacità dell’Italia di accedervi e di orientare i flussi verso investimenti significativi di medio periodo sul settore della salute.
Questo richiede di avviare una trasformazione di sistema all’insegna di una valorizzazione piena della presenza di strutture di diritto pubblico e di strutture di diritto privato ma anche di una parallela revisione organizzativa, gestionale e di rendicontazione da parte dell’amministrazione pubblica della sanità. Così da trasformare le risorse (auspicabilmente) ben investite in maggiore efficienza della “macchina” e soprattutto in valore aggiunto delle prestazioni per i pazienti.