Seneca tragico fra Medioevo e Umanesimo
Esegesi e fortuna
Synopsis
La fortuna delle Tragoediae di Seneca conobbe un momento decisivo nel corso del Trecento e all’inizio del Quattrocento. In questo periodo l’opera, riscoperta da poco tempo e destinata a conoscere in seguito straordinaria circolazione in Europa durante il Rinascimento, attrasse l’attenzione di letterati e poeti, ma anche di commentatori attivi nelle Università e nelle scuole italiane. Tali vivaci ambienti rappresentarono un formidabile medium di diffusione delle Tragoediae e dei loro materiali esegetici. Infatti, se Petrarca e Boccaccio lessero i drammi latini e li rievocarono nei loro scritti, alcuni importanti esegeti-professori come Giovanni del Virgilio, Pietro da Moglio, Domenico Bandini, Bartolomeo del Regno e Petrus Parmensis commentarono i versi di Seneca e li discussero a lezione. Questa esegesi continua, multiforme e aperta pure al dialogo con l’arte della miniatura costituì un imprescindibile punto di riferimento per gli allievi di tali maestri. Tra di essi figurano Coluccio Salutati, Francesco da Fiano e Francesco Piendibeni da Montepulciano, che diverranno i primi rappresentati dell’Umanesimo. I percorsi seguiti dall’esegesi e dalla fortuna delle Tragoediae nel XIV secolo e agli albori del XV, analizzati nel presente volume, offrono dunque un esempio delle molteplici strade della tradizione del testo, e un efficace paradigma di quanto Medioevo e Umanesimo, lungi dall’essere concepite come categorie storiche, poterono in quest’epoca dialogare proficuamente sul piano dell’ermeneutica e della diffusione della conoscenza.
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